Il turismo in Liguria deve diventare un valore del territorio. Come? attraverso la creazione di reti di operatori e una sapiente regia! chi deve fare tale regia? come fare? In questo articolo provo a spiegare come dovremmo sviluppare le idee… chi le dovrebbe realizzare e che tipo di “promozione” è necessaria per il turismo: scopriamolo in questo articolo!
Abbiamo già affrontato il tema di quale prodotto debba vendere la Liguria, anzi in realtà abbiamo individuato un target che esce dall’analisi del prodotto “orografico” offerto dalla terra chiamata Liguria.
Diciamo che abbiamo messo soprattutto a punto dei concetti attraverso la semplice osservazione di cosa offre la Liguria, ma soprattutto di cosa non possa offrire ai turisti e abitanti.
Prima di parlare di turismo, turismi, prodotti turistici e quant’altro, secondo me una destinazione, un territorio a vocazione turistica, dovrebbe fare un’opera di promozione del territorio.
Uso impropriamente la parola “promozione” meglio, uso un termine che in termini commerciali significa: Attività volta a incentivare le vendite mediante iniziative non strettamente pubblicitarie (p.e. concorsi, sponsorizzazioni ecc.)
In questo contesto uso la parola “promozione” con il significato di passare ad altra categoria, nel senso che il territorio passa alla categoria superiore, grazie ad azioni che rendono le persone edotte delle possibilità che il territorio esprime, possibilità e opportunità offerte anche dal turismo.
Ritengo questa fase è fondamentale affinché il territorio, in tutte le sue componenti, possa fare del turismo un elemento portante dell’economia della comunità.
Ma cosa è necessario fare nella fase di “promozione” del territorio? Moltissime cose che andiamo a scoprire tra poco.
Il territorio, l’orografia ha formato nel tempo i caratteri delle persone, i liguri gente aspra e superba come il suo territorio, abbiamo una parola genovese per descriverci: “stundai”. Ma i tempi e le esigenze cambiano rapidamente e le persone sono chiamate a cambiare esse stesse.. e così avviene.
Ciò che non è avvenuto in Liguria, ma direi in Italia, è che questo cambio è avvenuto a livello individuale, ma non sociale e delle relative strutture sociali. Mi da la sensazione che questa crisi, sia un poco come la crisi di fine impero, quando la nobiltà cadeva sotto i colpi del rinnovamento Francese. O anche fine dell’”impero occidentale” e siccome la Cina, l’India crescono moltissimo, noi arretriamo…
Ma cosa c’entra il turismo con tutto questo? E la promozione del territorio?
In realtà c’entra moltissimo.
I territori, i distretti le nazioni che vogliono fare turismo sono chiamate a reagire e a cambiare velocemente, pena la marginalizzazione in termini di turismo (qualunque esso sia).
L’Italia fino a qualche anno fa era la prima meta turistica mondiale, ora si assesta al quinto posto! Perché succede tutto questo?
Le motivazioni sono moltissime, soprattutto in Italia il turismo è considerato in se poco “serio”, vuoi mettere una grande fabbrica? Abbiamo in generale un concetto del turismo sbagliato: “non vorremmo mica finire tutti a fare i camerieri!”
Quello che non si fa in Italia e in Liguria in genere, ma nel turismo sarebbe esiziale, è fare rete.
Fare in modo che tutti gli attori abbiano vantaggi dalla regia comune, comprendere che fare squadra è l’unico modo per vincere nelle competizioni e soprattutto avere la consapevolezza che le cose cambiano continuamente e vanno comprese, capite, interpretate e vanno cambiate.
Ma cosa significa fare squadra e fare rete nel turismo? Cosa significa avere una regia comune in concreto? Perché dobbiamo fare “promozione” del territorio?
Il motivo è semplice, dobbiamo fare squadre e “promozione” del territorio per non perdere soldi! Per non perdere terreno nel turismo, per fare in modo che i turisti arrivino in Italia e portino denaro. Soldi che vengono portati in Italia dall’estero (il miglior modo di vendere la nostra cultura, e poi uno dice che con la cultura non si mangia…).
Quindi il passo che spesso manca nel turismo e nell’industria dell’accoglienza, è la capacità di rendere il turismo un elemento di valore per la collettività, per il lavoro che genera, per i servizi che deve e può garantire, per la qualità della vita che può garantire ad una comunità.
Chi a Genova ha mai sentito questa discussione:
Uno: “Belin (tipica locuzione genovese), con il salone Nautico c’è una coda pazzesca!”
L’Altro: “vero, ma fa bene alla città”
Uno: “ma chi se ne frega, a me non viene in tasca niente, io lavoro in…..”.
Io mille volte, purtroppo! Perché? Perché il turismo, in quel caso concentrato in una decina di giorni, con quello che comporta di logistica un salone nautico, non è visto come una ricaduta in termini commerciali, economici e anche industriali per la città.
Il turismo, le imprese turistiche, gli enti preposti, non hanno saputo trasformare molte occasioni, in occasioni delle città e dei territori, troppo impegnati a fare i propri interessi e spesso per promuovere se stessi… ed anche male.
Adesso le rendite di posizione non esistono più. Gli anni in cui i soldi arrivavano da altre parti è finito e le risorse sono poche, pochissime.
Ma è adesso che bisogna fare uno sforzo per riuscire a mettere a valore le poche risorse che ci sono, con la capacità di creare una rete e un progetto di territorio e di turismo in Liguria e in Italia che sia vincente.
Chi deve fare tutto ciò e come? Sicuramente la regia dovrebbe stare nelle mani delle amministrazioni e quindi della politica in senso lato, che hanno mezzi economici (pochissimi), legislativi e devono governare i processi.
La politica però è spesso assente e gli enti preposti in vari casi non hanno i mezzi, le capacità e le competenze.
Pertanto la politica dovrebbe cambiare radicalmente approccio e riuscire a dare un indirizzo e fare da raccordo tra le varie anime del territorio, individuare le competenze e mettere in contatto le varie anime che vivono sul territorio, per fare del turismo una delle forze motrici dell’economia.
In molti comprensori esistono moltissime iniziative, a volte veramente molto belle e interessanti, esistono saperi, esperienze, gusti e sapori che sono ineguagliabili. Ci sono valori del territorio di qualità assoluta, basterebbe pochissimo per rendere tutto questo un prodotto di qualità e valore, basterebbe spesso coinvolgere le persone, comprendere le idee, metterle a fattor comune, in modo che la più grande fetta delle persone di quel territorio abbia interesse a che arrivino i turisti.
Ovviamente se invece si crea un turismo “dall’alto”, come in occasione del salone nautico di Genova, questo viene subìto da molti, osteggiato, non sempre compreso e allora: “… a me non me ne viene in tasca nulla”.
Come ottenere tutto questo? Come creare questo sentimento di condivisione? Qui è molto più complesso entrare nei dettagli del “come” e ovviamente cambia da territorio a territorio, ogni città e regione avrà un approccio diverso.
Tutto questo affinché, chi non si sente direttamente coinvolto nel turismo, possa almeno godere del valore creato dal turismo e non lo osteggi.
Ovviamente la promozione del territorio passa anche per altri aspetti che sono legati ai servizi di base e alla logistica, impensabile voler fare turismo se non ci si dota di un sistema di trasporti all’altezza, questo non vuol dire necessariamente creare infrastrutture sempre e comunque, serve pensare in modo organizzato, mettendosi nei panni del turista (ma anche del cittadino) che usufruisce del servizio.
Serve che vi sia un decoro urbano degno e una pulizia elevata, tutto questi sono servizi che il turismo può stimolare, unendosi alle esigenze delle persone che vivono il territorio e che sicuramente a quel punto rispetteranno maggiormente la città.
Ci arriveremo mai a pensare al turismo come una cosa condivisa e condivisibile che aiuta le amministrazioni nel dare servizi sempre all’altezza e capace di generare ricchezza per il territorio in cui il turismo arriva?
Che ne dite?
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